Il bambino da 6 a 10 anni: possibili fatiche in un’età spesso dimenticata

Quando è importante chiedere aiuto?

Non è facile riconoscere che un bambino, tanto più quando si tratta del proprio figlio, ha bisogno della consulenza di uno psicologo infantile. Alcune situazioni della crescita possono portare fatiche e sofferenze oppure anche ferite e traumi. Il bambino reagisce a questo malessere mandando dei messaggi d’aiuto come: difficoltà a dormire, stanchezza, frequenti incubi notturni e inappetenza, paure, scoppi di rabbia, iperattività, difficoltà di apprendimento, disturbi del comportamento, ansia, tristezza. L’intervento di un professionista può aiutarvi a comprendere meglio la situazione e a trovare un modo nuovo di stare a fianco di vostro figlio.

Il periodo dai 6 ai 10 anni costituisce una fase della vita importante per la strutturazione della personalità, al pari del periodo precedente (la prima infanzia) e di quello successivo (l’adolescenza). Durante questa fase il bambino può vivere delle “crisi evolutive” o delle “crisi adattive” per le quali può essere utile l’intervento di un professionista che aiuti la coppia genitoriale e il piccolo a dare un senso a quanto sta accadendo.

Crisi evolutive e crisi adattative

Le crisi evolutive possono passare inosservate da parte degli adulti, in quanto poco visibili. Le “sfide evolutive” sono aspetti normali della crescita che possono interrompere il normale processo maturativo e a volte riportare il bambino a fasi di sviluppo precedenti. Crescere vuol dire comunque procedere con un andamento avanti-indietro…dove i passi indietro servono al proprio figlio per prendere la rincorsa e compiere nuovi passi in avanti.

Nelle crisi adattative lo sviluppo di un bambino è interrotto da un evento precipitante di relativamente modesta entità. Per esempio: l’arrivo di un fratellino, un trasloco, una malattia, un cambio di scuola, la morte di un conoscente.

Sia le crisi evolutive che quelle adattative sono fisiologiche, ma possono far sperimentare al bambino i seguenti vissuti: umore sottotono o euforico, attacchi di rabbia verso genitori e/o fratelli, negazione e proiezione dei sentimenti sugli altri, vergogna tristezza e rabbia verso se stessi o verso gli altri, difficoltà nel sonno, modificazione dell’appetito. Il bambino può lamentare di non sentirsi bene (mal di pancia, mail di testa, nausea), può diventare più dipendente e richiedente.

Alcuni sintomi di malessere nel bambino

Altre volte il malessere può non essere fisiologico, ma richiede una maggiore attenzione da parte di genitori e professionisti. Ecco alcuni motivi per i quali i genitori si rivolgono a me per una consultazione e per una successiva terapia:

  • Disturbi dell’apprendimento (con base emotiva. Il mio lavoro non è una riabilitazione al disturbo ma un lavoro che pone l’attenzione sulle componenti emotive ad esso legate)
  • Disturbi da Deficit di attenzione e iperattività – ADHD 
  • Disturbi psicosomatici (mal di pancia, mal di testa, stanchezza e nausea – sonno, alimentazione – controllo sfinterico)
  • Disturbi del comportamento (disturbo oppositivo-provocatorio, inibizione,…)
  • Disturbi d’ansia (ansia da prestazione, ansia da separazione, …)
  • Depressione (tristezza, irritabilità, ritiro sociale, mancanza di interessi, fragilità)

Alla base del mio approccio vi è l’idea che ciascun sintomo ha una funzione e un significato. Lavorare insieme alla famiglia e al bambino per “dare senso” a tutto questo può essere un buon punto di partenza per stare meglio.

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