Rielaborare il lutto perinatale
La perdita di un bambino in gravidanza è un lutto a tutti gli effetti che ha, però, delle caratteristiche particolari che lo differenziano dagli altri lutti e che rendono la sua “rielaborazione” più complessa. Nel 1915 in “Lutto e melanconia” Freud definisce il lutto una reazione affettiva, emotiva ad una esperienza di perdita. La perdita riguarda una persona cara, ma anche un’idea o un ideale. Tale perdita ci costringe a rivedere il nostro modo di guardare il mondo e di essere nel mondo. Il decesso arriva spesso all’improvviso, inaspettato. La donna vive un dolore inesprimibile, la morte si verifica nel suo corpo mentre tutta se stessa è protesa nell’aspettativa di dare la vita.
Vita e morte si sovrappongono in un intreccio paradossale. Il bambino amato è uno sconosciuto, non ha una storia di vita fuori. Non c’è un passato da ricordare e non c’è un futuro da sognare per esso. A volte non c’è nemmeno un corpo. I ricordi sono pochi e sappiamo quanto sia importante nella rielaborazione del lutto ricordare la persona cara. Eppure la società spesso tende a negare l’esistenza di questi bambini con frasi di questo tipo: «Dai non pensarci più, sono cose che capitano, devi reagire», «Siete giovani, vedrete che ne farete presto un altro», «Per fortuna eri solo al secondo mese!».
«Siete giovani, vedrete che ne farete presto un altro»
Difficile compiere il “lavoro del lutto” se le persone attorno a te non lo riconoscono come tale.
Ma cosa significa esattamente “rielaborare il lutto perinatale”?
“Rielaborare il lutto” non è sinonimo di “superare il lutto”. Si supera una macchina, si supera un ostacolo. Superare implica il passare attorno per andare oltre, preferisco utilizzare l’espressione “attraversare il lutto”. Mi è molto cara la metafora del bosco: “attraversare il lutto” è come attraversare il bosco delle fiabe. In esso troviamo pericoli, mostri e mistero. E’ un bosco che fa paura, che si preferirebbe “aggirare”. Il protagonista invece decide di passarci in mezzo, perché questo è l’unico modo per poter crescere e diventare più “maturo”. Non è facile. Il “bosco del lutto” non solo fa paura, ma entrarci significa “stare nel proprio dolore”, toccare fino in fondo la propria sofferenza.
Come l’aiuto psicologico può aiutarvi
L’assistenza psicologica in questi casi vuol dire dotarsi di un alleato prezioso, capace di accompagnarvi in quel bosco, di starvi a fianco ed aiutarvi a chiarire meglio il vostro percorso di rielaborazione che è unico ed irripetibile.