Quando è importante chiedere aiuto?
I nostri figli sono chiamati a vivere, dal momento della loro nascita, diversi compiti evolutivi strettamente connessi alla crescita e che solitamente sono comuni e condivisi dai loro coetanei. Ogni periodo di vita porta con sé nuove conquiste, capacità, gioie, ma anche paure, rabbie e sconfitte.
Non è sempre facile riconoscere se alcuni comportamenti del bambino rientrano nello sviluppo fisiologico sopra citato o se rappresentano i segnali di una fatica che stanno vivendo in quel particolare momento della loro vita.
In questo breve articolo cercherò di focalizzare l’attenzione sui possibili messaggi che il bambino può inviare in ambito familiare e sociale per comunicare le sue difficoltà, come si strutturano e a cosa possono servire gli incontri di consultazione psicodiagnostica
Quali sono gli ambiti dove poter osservare i segnali più importanti?
Il rapporto con il cibo
Nel suo rapporto con il cibo potremmo osservare che: si rifiuta di mangiare oppure, al contrario, mangia senza contenersi, magari abbuffandosi di cibi poco sani. Nell’accorgersi di questi segnali dobbiamo comunque considerare che ci sono dei periodi dello sviluppo in cui il bambino può cambiare gusti o mangiare meno di prima. Per esempio nella prima infanzia questo avviene tra il settimo e il nono mese, durante lo svezzamento, e tra il secondo e il terzo anno di vita, quando l’alimentazione diventa sempre più autonoma.
Il sonno e l’addormentamento
Sul versante del sonno il bambino potrebbe presentare difficoltà nell’addormentamento, ripetuti risvegli notturni, e le cosiddette parasonnie cioè disturbi del sonno tra cui i più comuni sono:
• gli incubi notturni, al termine dei quali se il bambino si sveglia è spaventato e chiede la presenza e la consolazione del genitore;
• il terrore notturno, episodi che spaventano molto l’adulto in quanto il bambino sembra sveglio, urla, ha gli occhi sbarrati, è terrorizzato ma non è cosciente e non è in grado di rispondere alle sollecitazioni di chi è con lui. Durano qualche minuto, poi il piccolo si riaddormenta e al mattino non ricorda più nulla;
• il sonnambulismo.
Come per le difficoltà nel rapporto con il cibo, anche le difficoltà nel sonno possono essere fisiologiche e transitorie. L’importante è non sottovalutarle, soprattutto nel momento in cui sono frequenti e durano da molto tempo.
Il rapporto con la cacca e la pipì
“Cacca è pipì” costituiscono un ambito spesso di conflitto tra i genitori e il piccolo; lunghe dispute si susseguono fino a coinvolgere a volte nonni e parenti. E’ importante sottolineare che prima dei tre anni esse non costituiscono un reale problema, in quanto il controllo sfinterico viene raggiunto fisiologicamente intorno a tale età. Quando la fatica sussiste per molto più tempo, forse il bambino sta comunicando qualcosa. Per alcuni può essere molto difficile “lasciare andare” delle parti che vengono considerate appartenenti a sé e al proprio corpo.
Il modo di vivere e di esprimere le emozioni
Le emozioni fanno parte della vita del bambino fin dalla nascita, è normale provarle e sperimentarle, i genitori hanno il ruolo di accompagnarli mentre le vivono e di aiutarli, man mano che crescono, a sviluppare un’autoregolazione delle stesse. Non sempre è facile ed a volte i nostri piccoli possono fare fatica a gestire i diversi stati affettivi: paure, ansie, fobie, tristezza o momenti di forte rabbia a volte possono sembrare eccessivi e difficili da affrontare anche da parte dell’adulto.
Il comportamento
Altre volte le fatiche possono esprimersi attraverso il comportamento: bambini che non riescono a stare fermi e a concentrarsi su un gioco o un’attività se non per pochissimo tempo, episodi di aggressività verso se stessi o verso gli altri, momenti di forte rabbia, oppure, al contrario, bambini che non parlano, che preferiscono stare da soli piuttosto che giocare con gli altri.
Il corpo
Quando è il corpo ad essere utilizzato come strumento per inviare dei segnali, allora possono comparire: mal di pancia, mal di testa, vomito, asma, tosse, etc…
I nostri piccoli crescono facendo molti passi avanti e sempre almeno uno indietro!
E’ importante ricordare che questi segnali possono essere transitori in quanto associati ad eventi particolari della vita del bambino. I nostri piccoli crescono facendo molti passi avanti e sempre almeno uno indietro! Questo perché diventare grandi per loro non è così facile. Possono accadere degli eventi esterni, che fanno parte della vita, e che per loro rappresentano dei momenti critici che, seppur faticosi, contribuiscono alla loro crescita. Penso alla nascita di un fratellino, alla morte di un animale domestico, all’ingresso nella scuola dell’infanzia, al trasloco. In questi momenti è facile che si presentino dei “passi indietro”, le cosiddette “regressioni”. Esse però sono funzionali al bambino per affrontare al meglio la situazione.